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EDITORIAL - February 25, 2020

Sono il professore di Parodontologia dell'Università di Pisa. Sono anche professore onorario in Parodontologia presso l'Università di Hong Kong e l'University College di Londra. Ho avuto l'onore di servire la Federazione Europea di Parodontologia come Presidente. 

Ma in tutta onestà: Ho odiato l'odontoiatria per una parte significativa della mia vita.

Da ragazzo, carico di ambizione, pensavo che ognuno dovesse scegliere un lavoro che, in un modo o l’altro, lasciasse il segno nelle generazioni a venire. Essere odontoiatra mi è sempre sembrata una sorta di “ambizione” minore. Nel caso ci si chieda cosa mi ha guidato nella scelta, la risposta è molto semplice: venivo da una famiglia di dentisti da generazioni. E quindi ho provato l’esame di ammissione, sono passato e ho iniziato il mio cammino. Risultato: primi 2 anni veramente miserabili.

Ora, 20 anni dopo, sono disperatamente innamorato del mio lavoro. Ma cosa è che ci fa amare quello che facciamo?  

Infatti, pensateci per un momento… cos'è che vi motiva le vostre scelte?

Sembra che la motivazione si basi sui 3 principi fondamentali che gli autori inglesi chiamano: mastery (sviluppare un’abilità, “maestria”) - autonomy (autonomia) - purpose (scopo). E in questi principi sta, credo, una spiegazione del perché l'odontoiatria è un lavoro incredibile...almeno a sentire noi dentisti.

Perché odontoiatria?

Delle tre, la motivazione che più spinge l’odontoiatra è la “mastery”, la capacità di “fare”. Siamo partiti tutti con le mani che ci tremavano. Poi, poco a poco, siamo diventati più sicuri di noi stessi  e infine, dopo anni di esperienza, in un modo o nell'altro l'atto di muovere le mani è diventata una delle più grandi gioie. Molto spesso, la relazione bidirezionale tra cervello-mani e mani-cervello è ciò che rende il “fare” così piacevole in odontoiatria. 

Indipendentemente da quanto fondamentalmente connesse e intrecciate siano medicina e odontoiatria come vocazioni, esiste una grande differenza tra le due. Un dentista, infatti, non deve aspettare due decenni prima di essere in grado di prendere delle decisioni, come spesso succede ai colleghi medici. Questo è insito nell’impostazione del lavoro (si è “primari” del proprio studio dentistico) e della ampia diffusione delle patologie che trattiamo che rende possibile lo sviluppo di un’attività clinica importante già in giovane età. Già a 24 anni possiamo prendere le nostre decisioni (in termini di diagnosi, piano di trattamento e terapia) e applicarle in modo abitudinario al lavoro di ogni giorno facendosi carico delle relative responsabilità e conseguenze. 

Fondamentalmente, tutti noi siamo il primario della nostra clinica, anche in giovane età. E questo ci permette di confermare anche la voce “autonomia” sulla nostra lista di 3 punti alla base di una buona motivazione. E l'autonomia di sicuramente alla base della nostra felicità e soddisfazione sul lavoro. La letteratura, anche quella dentale, indica che i posti di lavoro con meno autonomia sono associati a minore soddisfazione e a livelli di stress più elevati (e anche punteggi di placca più alti!) rispetto a quelli con un più alto grado di autonomia

 Tenendo presente questo, dobbiamo passare ad analizzare l'ultimo e più delicato aspetto: lo scopo  (purpose) ... e la domanda è: perché facciamo quello che facciamo?

Quando ero un ragazzino di 25 anni (poco più di ieri!), una sequenza di eventi a dir poco assurdi che meriterebbero un editoriale a parte hanno cambiato la mia vita (casa, lavoro, nazione) nell’arco di 48 ore. Ho iniziato la specializzazione di 3 anni in parodontologia, pur non sapendo niente di parodontologia. E lì è iniziato il percorso verso il mio scopo.

Perché la parodontologia?

Ho scoperto la parodontologia e la sua meraviglia: l'unica disciplina in odontoiatria che ha cercato di non essere solo un'arte ma un un forte tentativo di essere scienza. Le decisioni che prendiamo in quanto parodontologi, infatti, ci consentono di aprire svariate possibilità e, soprattutto, di allontanarci da mere opinioni soggettive, concentrandoci sui fatti.

Periodontology is all about biology - non si può fare parodontologia se non si conosce la biologia. Ma è anche vero che non si può fare parodontologia se non si allena bene la propria manualità. E’ infatti una delle discipline più complesse e delicate quando si parla di destrezza manuale e tecniche. In parodontologia possiamo trovarci a studiare il comportamento di alcuni specifici patogeni o cellule, e un minuto dopo essere ricoperti di sangue, cercando di ricostruire tessuti perduti.

Eppure, non è “solo” biologia e destrezza chirurgica. Nel praticare la parodontologia non si sta facendo solo qualcosa che è legato alla cavità orale. No, no: si deve interagire con un intero essere umano, una persona. Comprendere le abitudini e la motivazione del paziente diventa importante quanto la precisione nella sutura. Nell'armamentario di un buon chirurgo parodontale la capacità di sostenere un paziente nello smettere di fumare, nel ridurre la placca e il sanguinamento gengivale ha la stessa importanza che essere in grado di posizionare in modo ottimale una membrana... anzi, ne è un prerequisito essenziale!

E permettetemi allora di farvi una domanda - cambiereste mai il vostro comportamento se il suggerimento venisse da qualcuno che non vi piace? Qualcuno con cui potreste non essere a vostro agio o piuttosto qualcuno che non apprezzate? Potrò sembrarvi strano, ma tendo a limitare i contatti con persone che non mi piacciono... e quando sono nel ruolo di paziente, tendo a fare lo stesso. Questo è il motivo per cui per essere un buon parodontologo, è necessario avere la capacità di interagire, trasmettere empatia e connettersi con un altro essere umano. Non si può essere un buon parodontologo, se non si è realmente interessati alla persona seduta di fronte a noi. In poche parole, non si può essere un buon parodontologo se non si amano le persone.

Inoltre la parodontologia presuppone anche la capacità di sconfinare nella medicina, dato che il trattamento della parodontite determina importanti benefici per la salute generale e miglioramenti della qualità di vita. Infatti, la comprensione del metabolismo ormonale o della fisiologia vascolare sono, a mio parere, requisiti fondamentali per essere oggi un buon parodontologo.

La parodontologia mi ha davvero salvato la vita: ma questa è un’altra storia ... 

Perché il percorso accademico?

Credo che nel mondo accademico non si sia mai soli, o annoiati. In un singolo giorno si può passare dal suturare in microscopia un particolare lembo, ad inviare la bozza finale di un manoscritto su cui hai lavorato per mesi (il paradosso è che i giornali per accettare un lavoro ci mettono mesi ma le bozze le vogliono in qualche ora…); dal correre a fare lezione ad un gruppo di 23enni infastiditi che si chiedono perché un adulto si entusiasmi così tanto di fronte alle gengive,  a visitare un paziente che sta ancora sanguinando due ore dopo la fine della chirurgia (dannate suture!); da una discussione strategica con il direttore del dipartimento, a rispondere a e-mail riguardanti quella recensione che si doveva inviare la settimana scorsa… tornando infine a casa la sera così da poter  trascorrere tranquillamente il resto della serata facendo slides per le lezioni, di fronte all'incredulità del proprio partner. 

Tutta questa …. entropia.. tutta questa eterogenea confusione…tutta questa passione per il lavoro, tutto questo è il mio viaggio... credo che lo scopo principale di un accademico sia quello di far progredire e condividere la conoscenza. Non è mai il risultato che conta, l’effetto di ciò che si fa ha una minuscola importanza.

E’ il processo del fare, dell’essere dentro qualcosa, che ha senso. Lo scopo non è la meta, lo scopo è il viaggio. E speriamo che in questo nuovo viaggio voi possiate essere vicino a noi.


 

ITACA

K. Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti
 

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo in viaggio
che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.