L’odontofobia può condizionare tutto il team odontoiatrico?

Did you know that...? - February 19, 2020

Da libera professionista, lavoro e ho lavorato in diversi studi privati. In questo contesto mi piace usare il verbo “vivere”, per il semplice fatto che quando la mattina mi sveglio e vado al lavoro, una volta varcata la porta dello studio, condivido 8 ore della mia giornata con altre persone. Il Team Odontoiatrico per me è una seconda famiglia e l’ho cercato a mia immagine e somiglianza. Quindi quando nei miei testi mi riferirò al Team, sappiate che intendo quella realtà in cui vi sentite liberi di esprimere la vostra professione, vi confrontate attivamente con tutto il gruppo e quando sbagliate, venite ripresi come fa un genitore con il proprio figlio. Siamo tutti parte di una famiglia e dobbiamo imparare l’uno dall’altro. Perciò spero le mie parole possano raggiungere non solo colleghi Igienisti Dentali, ma anche gli Odontoiatri, per cercare di creare un senso di coesione.


Riquadri informativi

1) La bocca come fulcro della persona: alla nascita si comincia ad esplorare il mondo attraverso la bocca, nell’infanzia si afferma il proprio potere di rifiuto o consenso serrando le labbra per non mangiare o sorridendo, mentre durante l’adolescenza ci si interfaccia al mondo della sessualità sempre attraverso la bocca, le labbra e l’attrazione del sorriso.

2) L’elaborazione di una reazione: l’emozione segue due vie parallele. Quella più veloce (in pochi millisecondi) e inconscia passa dalle vie nervose sensitive ed arriva all’amigdala, la quale ha il ruolo di elaborare le emozioni basali, tra cui la paura, e definisce l’attivazione di uno stato di tensione muscolare per una reazione di attacco o di fuga. La seconda via è quella lenta e cosciente, che coinvolge l’ippocampo. Inoltre in caso di paura, vi è anche un coinvolgimento del sistema endocrino (PNEI), dove l’ipofisi l’ibera l’ormone ACTH, che a sua volta stimola la ghiandola surrenale e fa rilasciare il cortisolo. Quando questo è in eccesso, diventa tossico per l’organismo.

3) Respirazione diaframmatica: è il modo migliore per inglobare ossigeno, scaricando la tensione del collo e delle spalle. Come farlo? Il primo passo è quello di distendersi e rilassarsi in posizione supina, dopodiché si porta tutta l’attenzione sulla pancia. Per sentire il diaframma si mette una mano sulla pancia e una sul petto, e si inizia a respirare. L’obiettivo è far alzare la mano poggiata sulla pancia mentre quella posizionata sul petto deve restare ferma.

4) Prevenzione della fobia: la prevenzione comincia dai genitori fobici e ansiosi, insegnandoli di non condizionare i figli con minacce e demonizzando lo Studio Odontoiatrico. Consigliare le prime visite di controllo già ai primi anni di vita, per familiarizzare con l’ambiante. L’igienista Dentale, può essere la figura chiave per introdurre i piccoli pazienti nella realtà odontoiatrica, tramite sedute di istruzione, articolate in modo ludico e partecipativo.


Lo sapevi che …

L’odontofobia può condizionare tutto il Team Odontoiatrico?

Cominciamo la rubrica con questo tema, perché in realtà la paura è un’emozioni primordiale, che ha la funzione di indicarci il pericolo. Tuttavia, in alcune persone questa sfocia nel lato più irrazionale, soprattutto quando si trovano ad interfacciarsi con l’ambiente odontoiatrico. Gli studi scientifici parlano di diverse fobie. Le più frequenti riportate sono: animali, altezze, luoghi chiusi, temporali, per non parlare dell’odontofobia. Uno studio australiano riporta che il 16,1% degli individui è odontofobico. Di questi l’incidenza maggiore viene riscontrata negli adulti di età compresa tra i 40 e 64 anni, mentre il sesso femminile di qualsiasi fascia di età, ha più paura del dentista, rispetto al sesso maschile, così come soggetti con basso livello socio economico. Parlando di percentuali, l’Islanda riporta l’incidenza minore di odontofobia, solo il 10%, mentre uno studio che coinvolge 3041 studenti e adulti, riporta il 42,1% di prevalenza in Giappone.

Ahimè, a tutti è capitato almeno una volta di sentirsi dire, anche in prima visita: “Preferisco andare a fare una gastroscopia, piuttosto che venire qua”. Quindi confrontarsi con un paziente fobico sulla poltrona, è sempre una sfida sia da punto di vista personale, che quella professionale.

Sappiamo che la paura di questi soggetti può essere legata agli aghi, sangue, odori e rumori dello Studio, ma quella principale è provare dolore.
Analizzando più a fondo la questione, gli studi scientifici diversificano l’eziologia in:

  1. condizionamento diretto, ovvero traumi psichici del passato, che si insinuano nell’inconscio e vengono portati in superficie, quando il soggetto torna nello Studio Odontoiarico;
  2. modellamento comportamentale, dovuto alle ripetute ansie dei genitori trasmesse ai figli o racconti e descrizioni di esperienze negative e terrificanti da parte di coetanei o adulti fobici.

una review di Carter E.A, et all. (2014), si parla addirittura di vulnerabilità genetica, tuttavia lo studio condotto su 173 gemelli svedesi, afferma, che sebbene la genetica possa predire fattori legati alla paura dentale, non sembra essere fortemente correlata allo sviluppo reale del sintomo fobico.

Il paziente odontofobico nello studio odontoiatrico:

I sintomi possono essere gradualmente ascendenti, da un’ansia anticipatoria in sala d’attesa, fino alla tachicardia, sudorazione, sbalzi di pressione, iposalivazione, tremore, senso di soffocamento, fino ai casi gravi di crisi di panico e svenimento. Seguendo la logica del meccanismo di elaborazione delle emozioni, il paziente riconosce l’operatore come una minaccia, ma non nei suoi confronti e cerca di conseguenza di tranquillizzarsi, peccato però l’emozione sia già arrivata all’amigdala e che questa elaborazione abbia la forza maggiore. Qua nasce la natura contradittoria della fobia. Quindi in questi casi, bisogna lavorare gradualmente:

  1. creare un’ambiente accogliente e calmo: la musica di sottofondo rilassante già nella sala di attesa, così come profumazioni con oli essenziali alla lavanda, limone o arancia, secondo alcuni studi scientifici, riducono i livelli di cortisolo salivare, quindi aiutano ad abbassare i livelli di ansia;
  2. tempistiche: ridurre i tempi nella sala d’attesa e possibilmente concordare l’appuntamento nella prima mattinata, evitando le giornate dove il paziente ha grandi carichi lavorativi ed emotivi;
  3.  l’accoglienza del team: una persona stressata, induce la stessa emozione anche nelle persone vicine.

Tutti possiamo avere sbalzi di umore, tuttavia all’interno del Team Odontoiatrico, si lavora per un obiettivo comune “la salute e la serenità di chi si rivolge a noi”; dunque la calma si infonde nei pazienti dalla sala d’attesa, dove è presente la segreteria, fino al riunito con l’operatore ed eventuali assistenti; il sorriso, il tono di voce, il linguaggio non verbale creano un senso di disponibilità nella persone che abbiamo difronte ed è il primo passo per lavorare sulla normalizzazione dell’ipotalamo stressato.

In casi gravi, si ricorre alla terapia farmacologica prima dell’appuntamento o addirittura, dove necessario, si consigliano sedute di psicoterapia, per riuscire a gestire al meglio la fobia e marginare i danni che ne conseguono.

Consigli da dare al paziente fobico:

E' buona abitudine cercare di scaricare la tensione prima dell’appuntamento. Attività fisica o una semplice camminata di almeno 30 minuti, sono in grado di abbassare il livello di cortisolo. Il paziente fobico, tenderà a non mangiare prima dell’appuntamento, tuttavia il nostro consiglio deve essere quello di invitarlo a mantenere una regolare e soprattutto sana alimentazione, affinchè il corpo sia in grado di provvedere agli stati emotivi ed evitare casi di svenimento o giramenti.

Per evitare sovraccarichi emotivi e stress cronico, consigliare al paziente di prendere l’appuntamento in una giornata dal ritmo rilassato e non carica di impegni. Prima di iniziare la terapia, approcciarsi al paziente con atteggiamento calmo e cominciare con un colloquio e una chiacchierata generica, per poi approcciarci gradualmente al cavo orale.

È di aiuto annunciare quello che si vuole fare mano a mano e chiedere il permesso. In questo modo il paziente si sente coinvolto e non solo in una posizione di “vittima”.

Per eventuali approfondimenti, suggerisco lo studio della PNL, per imparare l’impostazione di un linguaggio propositivo, e lo yoga della risata. Infine la respirazione diaframmatica, fatta insieme al paziente, crea sintonia e aiuta ad abbassare i battiti cardiaci. Evitare di sovraccaricare gli appuntamenti e cominciare gradualmente, acquistando mano a mano la fiducia del paziente ed educandolo nella gestione delle emozioni.

“Doctor, doctor...”

Ricordiamo, inoltre, che il termine dottore, viene dal latino e significa insegnare. Questo ci deve aiutare a cambiare il punto di vista del paziente: lui si rivolge a noi, perché sa che poi starà meglio e che noi possiamo aiutarlo in questo, grazie ai nostri consigli ed insegnamenti.

Concludendo, sottolineo l’importanza della sintonia e del clima collaborativo in un Team odontoiatrico per il miglior accoglimento di un paziente fobico. I collaboratori che ruotano intorno ad uno Studio dentistico, creano un Valore e definiscono gli obiettivi. Se vi è coerenza e concordanza negli atteggiamenti del personale, si costruisce un’ambiente ottimizzato per mettere a proprio agio i pazienti fobici o anche solamente ansiosi.

In questi casi gli influssi negativi da considerare sono due e coinvolgo le ambo parti:

  1. l’alto rischio di disdette degli appuntamenti, che possono creare disagi anche a livello del management dello Studio Odontoiatrico; 
  2. i pazienti odontofobici, tendono a rimandare le cure, compromettendo gravemente la salute del loro cavo orale.

I grandi risultati si ottengono a partire da piccoli passi e la seduta con l’Igienista Dentale può essere un primo approccio per costruire un rapporto di fiducia con il paziente, abbattendo le barriere e concordando gradualmente gli obiettivi per il miglioramento della salute del cavo orale.
 

Suggerimenti per l’approfondimento:

  • Il Linguaggio Neuro-Linguistico (PNL)
  • Lo yoga della risata
  • Lettura per gli operatori ed i pazienti: “Paura del dentista addio: i segreti per vincere la paura del dentista una volta per tutte e tornare finalmente a sorridere” di Laura Vedani.

Descrizione delle immagini:

Caso 1: paziente donna 53 anni, non fumatrice, no malattie sistemiche. Demineralizzazioni dello smalto diffuse, lesioni cariose multiple interprossimali e cervicali. Iniziale motivazione con protocollo domiciliare di remineralizzazione; stabilizzazione della motivazione e applicazione professionale di lacche fluorate semestrali.

Case 1Vista Frontale

Case 2Vista da Destra

Caso 2: gentile concessione del Dr. Serafini Alberto. Ragazza 26 anni, diabete mellito tipo 1. Odontofobica, non fumatrice. Istruzione e stabilizzazione domiciliare di controllo della placca batterica, riabilitazione protesica fissa, supporto domiciliare di remineralizzazione.

Case 2 - Serafini Alberto - upperVista occlusale Superiore

Case 2 - Serafini Alberto - inferiorVista occlusale inferiore

Case 2 - Serafini Alberto - side

Vista da Destra

Case 2 - Serafini Alberto - front

Vista Frontale

Case 2 - final

Vista frontale dopo la riabilitazione


Letteratura e letture consigliate

Vedani, L. (2017.) Paura Del Dentista Addio: I Segreti Per Vincere La Paura Del Dentista Una Volta Per Tutte e Tornare Finalmente A Sorridere. Rome, Italy: Bruno Editore.