EDITORIAL - January 10, 2022
Recentemente, a seguito di un corso sulle forcazioni tenuto per la Società Francese di Parodontologia, uno tra i più giovani e brillanti parodontologi francesi mi ha chiesto, di fronte a una coppa di champagne su un bateaux mouche adagiato pigramente sulla Senna (e vi assicuro che posso essere ancora più stereotipato, se me lo chiedete) che consigli avessi per lui.
La richiesta, ho compreso dallo sguardo, andava oltre le consuete raccomandazioni tecnico-professionali ma aveva una proiezione più ampia.
Fondamentalmente mi si chiedeva qualcosa che conosco bene, qualcosa che anche io a trentadue anni (sì, li ho avuti anche io, e no, non era l’ epoca medievale) avrei chiesto e che avrebbe suonato più o meno così “Dove devo andare?”.
Capendo molto bene la richiesta, in pratica quello che anche io a 32 anni avrei chiesto avrebbe voluto significare qualcosa di ancora più profondo, come se il giovane collega mi avesse voluto dire: “Ho tanta energia, ho tanta voglia di fare, tanta potenza… Come posso incanalare tutto questo in modo positivo per rendermi soddisfatto, felice, etc…?”
Comprendo bene la profondità della domanda e la richiesta di direzione. E’ quella forma di mutuo soccorso generazionale che tanto ha funzionato nel sistema accademico e sanitario in genere. In pratica è: “Tu hai la forza e la voglia, io ti indico la via. Quando non ci sarò più e passerà il tempo, tu indicherai la via e qualcun altro ci metterà la forza per fare i passi, per camminare e così avanti generazione dopo generazione”. E’ grazie a questo tacito accordo che abbiamo tramandato valori e tradizioni così efficacemente.
Ebbene, che rispondere ad una domanda così esistenziale?
Beh, in onestà, quando ho capito la richiesta, ho sorseggiato lentamente il mio champagne ed ho, devo dire, guardato in modo piuttosto incredulo il mio giovane amico.
Ho pensato infatti che sinceramente più che dargli consigli, io avrei ancora bisogno di riceverli. Infatti, dovrei chiedere io “Dove devo andare?”. Mi sento ancora in un’età in cui tutto deve essere ancora compreso e percorso…quanto vorrei chiedere: “Ho tanta forza, ho tanta voglia, come posso incanalare tutto questo ……”.
Vedi caro amico, penso esattamente come te: ho le stesse necessità, gli stessi dubbi, la stessa voglia.
C’è solo una differenza, e questa è la differenza che mi è stata data non dagli anni in più di vita, ma dal tipo di vita che mi è stato donato o che ho potuto decidere di vivere ( ammesso e non concesso che io ne sia stato in qualche parte responsabile).
Questa differenza è che io so che la domanda è sbagliata.
Sì, non la domanda in sé, che è legittima, ma è sbagliato l’interlocutore. Negli anni ho infatti compreso che nessuno può veramente indicarti la via da percorrere. Vorrei tanto chiedere “dove devo andare?”; me mi è stato chiaro che a nessuno potrei chiedere. Ho solo una guida: me stesso.
E questa è la prova più dura: la comprensione che nelle scelte della tua vita, nella scelte importanti, è la tua anima, il tuo angolo più remoto e silenzioso che devi seguire. E fa male, tanto male. Si è soli e soprattutto si ha spesso la sensazione di navigare in mare aperto. Si va avanti e non si hanno punti di riferimento.
Credo che il momento fondamentale della mia vita, e ritengo di molti, sia però la comprensione che da questo senso di indeterminazione, d’incertezza, non si debba fuggire con il miraggio di una via chiara e definita che in tanti vorrebbero darci. Non abbiamo bisogno di progetti usati da altri, non vogliamo visioni di seconda mano. Sarebbe meno doloroso, più rassicurante, più veloce… ma non sarebbe vero, non durerebbe o ci costringerebbe a vivere una vita parallela… chiusi fra quello che avremmo voluto per noi stessi e quello che le condizioni e gli altri ci hanno portato a fare.
Comprendere che questo vuoto, questo smarrimento sono essenziali; comprendere che attraversare tutto questo è necessario per arrivare a quel luogo tranquillo in cui dove, non la nostra mente, ma la nostra anima, ci guida. Bisogna ascoltarla in silenzio.
Dunque amico mio: fregatene di tutto, ascolta tutti con educazione ma ricordati che alla fine l’unica persona che può dirti dove devi andare sei te stesso.
Tu sei il tuo maestro: ascoltati.
Fuck the system