EDITORIAL
Uno dei miei scrittori preferiti di sempre, Umberto Eco, divenne -da professore di semiotica quasi sconosciuto- uno scrittore best-seller di fama internazionale grazie al debutto del suo iconico libro: “Il Nome della Rosa”. Il libro, insieme all’altra sua opera “Il Pendolo di Foucault”, ha segnato le mie letture durante il periodo della mia adolescenza.
Non starò qui a parlare della trama che tutti voi conoscete - non è vero, “perio people”? - ma mi concentrerò su uno specifico aspetto: la relazione tra il Frate Francescano William di Baskerville e il Novizio Benedettino Adso da Melk.
Il narratore della storia è Adso, anziano e provato dalla vita, che ricorda alcuni fatti importanti della sua giovinezza. A spiccare è un forte senso di ammirazione per il suo mentore, che trasuda da ogni pagina del libro. Nonostante siano passati molti anni, Adso è ancora visibilmente grato agli insegnamenti della sua guida, nonostante la consapevolezza delle sue debolezze e difetti.